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Agordo,
località di partenza dell'itinerario, è il
capoluogo di un vasto territorio montuoso con importanti gruppi
dolomitici. Sia sulla destra che sulla sinistra orografica della valle cime e vette
affascinanti e famose si alternano senza soluzione di continuità. Il paese
storicamente rappresentò sempre il punto di riferimento economico
della zona, un’economia per secoli povera, dato che l’area era
scarsamente produttiva dal punto di vista agricolo. L’unica ricchezza furono, a
partire dal XII secolo, le miniere, che fornivano materiale per la manifattura
bellunese delle spade e per la zecca veneziana. Sicuramente l’area più
interessata dallo sfruttamento minerario fu quella della
Valle Imperina
(raggiungibili in auto scendendo per alcuni chilometri verso
Belluno), dove si
utilizzavano i giacimenti di galena argentifera (sfruttamento protrattosi fino
al ‘500) e di pirite cuprifera. Molte miniere vennero tenute aperte fino al ‘900
(l’ultima fu chiusa nel 1962) anche se negli ultimi decenni venivano sfruttate
solo per la produzione di acido solforico.
L'itinerario prevede quindi di seguire l'ampia strada che
corre lungo il Cordevole in direzione Cencenighe per
raggiungere subito Taibon Agordino. Qui si può subito compiere
la prima interessante digressione, inoltrandosi a sinistra
all'interno della splendida valle di San Lucano.
Poche valli dolomitiche possono
proporre panorami così
vari e grandiosi
come quelli messa in mostra dalla
Valle di San Lucano. Il
lungo solco, infatti, penetrando profondamente all’interno del
gruppo delle Pale di San Martino si offre come naturale
“ponte” verso l’Altipiano delle Pale, la Val Canali e la Valle
di Gares.
In questa sua corsa verso le Pale, il solco si è però fatto
spazio tra due gruppi montuosi di straordinaria bellezza: il
dolomitico gruppo dell’Agner
e le verticali pareti delle Pale di San Lucano. Ecco che,
anche per questi due gruppi, la valle si presta ad essere il
naturale trampolino di lancio per escursioni varie e dalle
accattivanti mete.
Si
percorre quindi tutta la valle, fino a Col di
Prà, transitando anche per gli spettrali ruderi di
Prà
e Lagunaz,
i due paesi distrutti nel 1908 da una frana caduta dal
Pizet.
Ritornati
a Taibon e si riprende a salire la Valle del
Cordevole, superando Listolade e la strada che permette di
accedere al Gruppo della Civetta (vedere articolo dedicato al
giro del Monte Civetta)
superando un affascinante tratto in cui il torrente ha scavato
una bella e profonda forra ed arrivando a Cencenighe Agordino,
nodo idrografico e viario di notevole importanza
famoso per aver dato i natali a Papa Luciani.
Qui, infatti, giunge da sinistra il Torrente Biois, uno dei principali affluenti
del Cordevole, corso d’acqua che si fa spazio tra le muraglie dolomitiche delle
Cime di Pezza e dell’Auta e le ardite guglie delle Pale di San Martino. Accanto
al torrente corre la statale del Passo di San Pellegrino, che ricalca a grandi
linee l’antica strada che, attraversando la Valle del Biois, portava al valico
scendendo poi nella trentina Val di Fassa. Si entra quindi nella Valle di Bios,
seguendo le segnalazioni stradali per Falcade.
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