PRESENTAZIONE DELL'ITINERARIO NEL PARCO DEL TICINO |
Effettuare un itinerario tra Milano e Pavia vuol dire,
ai giorni nostri, attraversare una delle zone agricole
più rigogliose d'Italia. Un tempo, però, non era così. Intorno a Pavia e
Milano, così come lungo tutto il Ticino, si estendeva, fino a
qualche secolo fà, la grande foresta planiziale che, più
in generale, cresceva rigogliosa in tutta la Pianura Padana. Furono i
monaci, nel Medioevo (vedere box sull'abbazia di Morimondo), ad avviare le prime bonifiche che vennero poi allargate
dopo il Duecento dai feudatari. Ma fù in seguito che avvennero
i due fatti più importanti per il futuro agricolo di queste terre:
nel Quattrocento arrivò infatti dall'Oriente il riso e alla fine del XVI
secolo il maiS importato dalla Colombia. Le graminacee erano infatti
destinate a sconvolgere una terra che la ricchezza di acqua
rendeva così adatta a soddisfare le esigenze di queste colture.
Una terra paludosa e povera cominciava così a cambiare completamente
volto assumendo progressivamente caratteristiche simili a quelle
odierne. Si salvò solo la striscia di bosco che correva lungo
l'asta del Fiume Ticino. E fu proprio per salvare
questo relitto
botanico che le regioni Lombardia e Piemonte decisero,
alla metà degli anni settanta, di mettere sotto tutela ambientale la preziosa
ricchezza naturale. Nacque così il Parco Lombardo della Valle del Ticino, che si
estende su una superficie di 90.640 ettari di cui 17.000 di bosco,
ricadendo sul territorio di tre province, Varese, Milano e Pavia e di ben 46
comuni. Il parco si prefigge lo scopo di tutelare le acque del Ticino e dei suoi
affluenti, l'assetto idrogeologico del territorio, il rimboschimento, il
recupero dei boschi, la regolamentazione della caccia e della pesca e tutto ciò
che riguarda le infrastrutture legate alla visita e all'uso sociale del parco. |