La vita del Poeta

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Il vagabondare del grande poeta, le fughe, i ritorni, le incomprensioni.

<<Era uno che veniva di lontano. Sul suo vestito, stagnavano gli odori terrestri dei soli mediterranei, delle piogge montane, dei riposi nei fienili e nelle stive.>> (Luigi Fallacara, Ricordo di Dino Campana, 1937)

campana13medium.JPG (7183 byte)Non è facile sottrarre Campana allo stereotipo che lo vuole "unico poeta maledetto italiano", sempre in bilico tra furore espressivo e follia. Lo studio della sua opera ha ormai cancellato una simile immagine accomodante: accanto a quella forza "musicale" che sembra travolgere come un vento parole e cose, ecco allora emergere una vasta e profonda rete di richiami culturali (da Baudelaire a Nietzsche, da Rimbaud alle avanguardie cubiste), che lo ancorano saldamente alla più motivata e consapevole letteratura novecentesca. Se proprio dobbiamo sovrapporre una figura all’autore dei Canti Orfici, questa è quella del <<viaggiatore>>, del <<viandante>>.

Campana nasce il 20 agosto del 1885 a Marradi, nella Romagna "toscana". Frequenta il liceo classico a Faenza e poi a Torino, dove ottiene la maturità. Dopo il liceo cominciano le fughe, le insofferenze. Nel 1903 è a Bologna, iscritto alla facoltà di chimica (<<Non riuscivo affatto a studiare chimica>> confesserà <<un po’ scrivevo, un po’ suonavo il piano>>); si trasferisce quindi a Firenze e poi di nuovo a Bologna. Nel 1906 viene internato per circa due mesi nel manicomio di Imola; nel maggio dell’anno successivo <<fugge>> verso Parigi. In questo periodo inizia probabilmente l’attività letteraria. Una delle esperienze fondamentali nella biografia di Campana, il viaggio nel "nuovo mondo", in Argentina, si può datare tra il 1907 e il 1908. Partito come uno dei tanti "peones de via" destinati al lavoro di costruzione delle ferrovie, si troverà poi a svolgere i lavori più disparati: pianista nei bordelli di Buenos Aires, poliziotto, pompiere. Nel 1909 Campana ritorna in Europa. Le tracce del suo "passaggio" sono per lo più legate a luoghi di detenzione o di cura: Firenze, Livorno, Parigi, Bruxelles e poi Tournay.

Il viaggio del poeta sui suoi monti

Verso la metà del 1910 Campana è rimpatriato. Al settembre - ottobre di campana9small.JPG (5076 byte)quell’anno risale presumibilmente il "pellegrinaggio" a piedi da Marradi alla Verna: è in quella occasione che stende il <<diario di viaggio>> sulla cui base è stato costruito il percorso proposto lungo l’Appennino Toscoromagnolo. Pellegrinaggio che viene inserito in un "libro", dal titolo Il più Lungo Giorno. Col manoscritto sotto il braccio Campana si presenta, alla fine del ‘13, ai due principali animatori della cultura fiorentina dell’epoca, Papini e Soffici. I due fondatori di "Lacerba" non solo non lo pubblicano ma smarriscono il manoscritto. Campana riscriverà in pochi mesi il proprio libro <<a memoria>> - secondo le sue parole - pubblicandolo finalmente nel ‘14, col titolo Canti Orfici, presso un tipografo di Marradi, Bruno Ravagli. Dopo altri spostamenti a Firenze, in Svizzera, Sardegna, nel 1918 Campana viene definitivamente rinchiuso nel manicomio di Castel Pulci, vicino a Firenze, dove resterà quattordici anni, fino alla morte (1 marzo 1932). 

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