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il Pinus leucodermis Ant. raccolto dagli autori che lo raccolsero non è stato, come ho
detto, riconosciuto come tale; però, fatto un esame minuzioso dei diversi esemplari,
tenendo conto di tutti i caratteri distintivi di questa specie, ed oltre a ciò fatto il
confronto con materiale di erbario ed anche con esemplari freschi provenienti dalla
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Penisola
balcanica, sono venuto a stabilire che essi vanno senzaltro riferiti a questa specie
finora, come ho detto, non compresa fra le specie italiane. Per quanto riguarda la
distribuzione del Pinus leucodermis Ant. in Calabria, dirò che esso trovasi sul Pollino,
sul quale si spinge fin |

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nella zona alpina, e lho inoltre raccolto in diverse
località - sia del versante ionico che di quello tirrenico - nel tratto di Appennino che
va dalle montagne di Orsomarso fin al Monte Montea, il quale segna appunto il limite
meridionale in cui io labbia raccolto.>> |
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Le possenti radici del Pino loricato |
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Con questa
relazione del 1905 il Professor Biagio Longo comunicava lesito delle sue decennali
ricerche. I pini che crescevano sul Pollino erano della varietà Leucodermis (nome che sta
ad indicare il colore grigio bianco della corteccia), una specie fino ad allora
considerata assente dallItalia e presente solo nella Penisola Balcanica. |

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Il
professore volle anche coniare un nome "italiano" per questo splendido relitto
delle ere glaciali. Il nome doveva richiamare immediatamente alla mente la caratteristica
principale della pianta: la sua corteccia. Questa si presenta divisa in grandi placche in
genere esagonali, del tutto simili |

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Particolare della corteccia |
alle
placche della corazza |
Tronco percorso dal fulmine |
dei soldati
greci, chiamata "lorica". Da qui il suggestivo nome di Pino Loricato. Un pino la
cui corazza è indispensabile per riuscire a resistere alle intemperie che flagellano il
crinale dei monti del Pollino. |

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Il
gelo, la neve, il vento, la pioggia, il fulmine possono solo scalfirlo, modificarne
laspetto esteriore ma non cambiarne lanima" interiore, il fiero
portamento. Ecco quindi alberi dalle mille forme, mai uno uguale allaltro. Cè
quello contorto che sembra impegnato in un ballo con le forze della natura, quello con il
tronco ritto e potente che sembra un inflessibile custode dei tesori del parco, quello con
la chioma a bandiera che pare una bella donna dai capelli al vento. Da questa
"umanizzazione" dellalbero nasce poi la tradizione delle genti locali di
paragonare, a seconda del loro aspetto, i pini loricati alluomo (loricati danzanti, |
Il tipico tronco del Pino Loricato |
loricati guardiani, ecc......). |
Ma vediamo ora di
fare una sintetica "carta didentità" del Pino Loricato.
- Albero: robusto, con fusto irregolare, alto fino a
30 metri
- Chioma: piramidale, spesso, negli esemplari
adulti, ovoide
- Corteccia: formata da grandi placche grigio
bianche lunghe dai 5 ai 15 cm e larghe dai 4 ai 10 cm
- Rami: ricadenti verso il basso quelli inferiori,
orizzontali quelli superiori

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Aghi e strobili del Pino loricato |
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| Distribuzione: Pollino e Orsomarso,
solo sulle cime dei monti più alti e inospitali perché "scacciato" dalle basse
quote dal faggio. |
COME
SI RAGGIUNGONO I PINI LORICATI: La
località raggiungibile in auto più vicino ai Pini Loricati è Colle Ruggio,
raggiungibile dalluscita di Campo Tenese dellautostrada A3 (paesi più vicini
Morano Calabro e Mormanno) seguendo le indicazioni stradali per Colle Impiso e San
Severino Lucano. Da Colle Ruggio si prende la strada asfaltata che si dirige verso il
Colle dellImpiso. Si entra quindi nella verde faggeta che avvolge il versante
settentrionale della Serra del Prete e infine, dopo 4,4 km, si giunge al Colle
dellImpiso. Il tranquillo punto di valico sicuramente doveva infondere ben altre
preoccupazioni ai viandanti di alcuni secoli fa. Colle dellImpiso significa infatti
"Passo dellImpiccato" ed è un toponimo che ben ricorda il periodo del
brigantaggio, molto diffuso su queste montagne. Dal colle, lasciata l'auto, si
prende, sulla destra, la pista sterrata da seguire che subito si impenna per poi scendere
entrando nel Piano del Vacquarro. Qui si continua dritti sulla via che prima corre in
piano per poi salire attraversando tutto il Bosco di Chiaromonte e sbucando
allaperto davanti ai magnifici, infiniti Piani di Pollino, esattamente il primo dei
tre, il Piano Toscano. La singolarità di questi pianori è dovuta alla natura calcarea
delle rocce. Le acque provenienti dai monti circostanti hanno dissolto i calcari dando
origine a questi grandi piani carsici, del tutto simili a immense doline. Al Piano Toscano,
al bivio, si va a sinistra scendendo prima nel piano
e poi salendo per prati, su traccia di sentiero, verso unevidente schiera di pini
loricati, i cosiddetti "Loricati Guardiani". Questi infatti rappresentano i
guardiani di un ennesimo pianoro carsico attraversato il quale si è alla grande Porta del
Pollino dove si apre uno degli ambienti botanici più belli ed interessanti dItalia.
Qui infatti, tra grandi pini
loricati, si alzano la Serra di Crispo e la Serra delle Ciavole che mostrano la loro
rocciosa anima in cui altri pini loricati affondano le loro radici. |
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