La storia della foresta: la ferrovia decauville Cancellino - Lama

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Uno degli storici vagoncini della ferrovia Cancellino - Lama

Prima dell’istituzione del parco nazionale le Foreste Casentinesi erano cresciuto ugualmente tranquille sotto la rigida tutela del Corpo Forestale dello Stato e dell’ente gestore del Parco del Crinale Romagnolo. Ma se risaliamo indietro negli anni si entra nel "periodo buio" della foresta, quando fu sfruttata in modo irrazionale, prelevando un carico di legname eccessivo. Fu infatti il periodo in cui, a partire dal 1380, una parte del complesso boschivo passò nelle mani della Repubblica di Firenze che, a sua volta, la donò all’Opera del Duomo che la tenne fino al 1818. Questa affidò la gestione ai Consoli dell’Arte della Lana che, dopo un primo periodo di oculata gestione, cominciarono a disinteressarsi dell’immenso patrimonio boschivo che, non più controllato, andò progressivamente depauperandosi. Fortunatamente, nel 1838, Leopoldo II, Granduca di Toscana decise di rivitalizzare la foresta e affidò il lavoro di risistemazione all’ispettore forestale boemo Karl Simon che curò la regimazione di fiumi e torrenti e il rimboschimento di molti terreni denudati dal taglio eccessivo. La foresta, così, riprese vigore. Ma, dopo meno di un secolo, alla fine dell’800, i Lorena, non più interessati alla foresta, la vendettero ad un privato, il cav. Tonietti. Questi riprese il forte sfruttamento del bosco e, per rendere più rapido e conveniente il trasporto del legname proveniente dalla Romagna, ai primi del ‘900 decise di costruire una ferrovia decauville, di 20 km, collegando il Cancellino, poco sopra Badia Prataglia, alla Lama. Questo periodo durò, fortunatamente, solo 13 anni e, per la foresta, non fu certamente felice. La gestione privata terminò quando, finalmente, lo Stato Italiano decise di comprare tutta l’area boschiva. Il resto, poi, è storia recente.

L'itinerario lungo il tracciatro ferroviario - La località Cancellino, da cui prendeva il via la storica ferrovia, è raggiungibile da Arezzo seguendo la statale n.71. Superata Badia Prataglia si sale verso il Passo dei Mandrioli per circa 4 km fino a che non si individua, sulla sinistra, la larga sterrata che porta al piazzale su cui sorge il grande caseggiato del Cancellino. Il vagoncino qui esposto fa parte del sistema ferroviario di esbosco utilizzato nei primi anni del XX secolo. I binari si trovavano sulla stradella che ancora oggi collega il Cancellino stesso alla Lama. La casa del Cancellino serviva come stazione e come luogo di ricovero delle locomotive. Queste erano tre ed andavano a vapore, alimentate con il legname della foresta. A Pian della Saporita avveniva il rifornimento di acqua e legna. Nella discesa dai Lupatti al Cancellino i vagoni erano rallentati da uomini appositamente predisposti detti "frenatori". Oggi, sul tracciato della vecchia ferrovia si può compiere una lunga escursione che può essere interrotto in qualsiasi punto (si consiglia, comunque, di arrivare almeno fino al Passo dei Lupatti, dove sorgono maestosi alberi di faggio). Sulla destra del piazzale del Cancellino si prende la pista sterrata chiusa da sbarra che subito si addentra nella foresta. Senza possibilità di errore si sale tranquilli nell’immensa foresta di faggio fino ad arrivare al Passo dei Lupatti. Da qui si divalla e, in leggera discesa, si tagliano le pendici del Monte Cucco e del Poggio Rovino arrivando a Pian della Saporita. Ancora in discesa si continua in costa con ampi spunti panoramici sulla sottostante valle del Bidente di Pietrapazza, si supera una fonte e quindi si aggira un boschivo costone portandosi nella valle del Bidente di Ridracoli. Ad un importante bivio ci si tiene a sinistra e così facendo si rientra nel bosco fitto, seguendo sulla stradella tutta la tormentata orografia dei monti romagnoli. Aggirato infine il Poggio la Guardia, ci si addentra nella valle del Fosso della Lama giungendo così al grande pianoro erboso della Lama, dove termina l’escursione.

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